Antonio Pagella, classe 1983, di professione portiere, ha tagliato quest’anno il prestigioso traguardo delle 400 partite in campionato tra Serie D, Eccellenza e Promozione.
Cosa rappresenta per te questo traguardo?
“Una soddisfazione personale da condividere in primis con gli splendidi ragazzi della squadra Boreale Don Orione (prima squadra, juniores, staff e dirigenza) ma anche tutti gli ex compagni di squadra di tutte le squadre. E con tutti gli allenatori che mi hanno supportato, sopportato, allenato e migliorato” di tutte le squadre con cui ho giocato. Non lo considero traguardo, ma un importante e significativo dato statistico”.
Tante stagioni di attività: come è cambiato il ruolo del portiere in questi anni?
“Sì. Nettamente. In parte nel regolamento che riguarda il portiere, in parte nell’interpretazione del ruolo. Ho avuto la fortuna di essere allenato tanti anni fa da allenatori precursori dei tempi come Sandro Pochesci e Alberto Drago che ritenevano il portiere non solo un elemento passivo ma elemento attivo nella gestione della fase difensiva e nell’inizio di un’azione di gioco o un buon rifugio ed elemento in più in un possesso palla”.
La parata che ricordi con più piacere?
“Tutte. Trovo estrema soddisfazione quando anche la parata più difficile ed istintiva è frutto di allenamento mirato. Me ne ricordo una a Castelsardo con la maglia del Guidonia, una contro il Monterotondo con la maglia del Settebagni, una (decisiva) al campo del Futbol con la maglia del Fonte Nuova, una bellissima parata su un colpo di testa a botta sicura di Gianluca Toscano quando lui era a Valle del Tevere ed io nel Monterotondo! Ripetuta quasi identica l’anno scorso in Boreale-Ottavia 2-1. Un’altra nel 2007 su un colpo di testa di Bucri in un Guidonia-Albalonga 1-0.Una quadrupla parata in un Guidonia-Bacoli Sibilla Cuma 1-1. Tante parate in Itri-Villalba di Coppa Italia di due anni fa. Non vorrei annoiarvi troppo ma le ricordo tutte”.
Qual è stato il campionato che ricordi con più piacere?
“Tutti. Ogni stagione ha avuto un’impresa da compiere, un obiettivo da centrare. Dalla prima emozione vissuta nel giugno 2003, nell’incredibile impresa del Guidonia, nel playout di ritorno Guidonia-Maceratese 1-1 che mi fece crescere e maturare molto rapidamente ai playoff alle sofferte e combattute salvezze. Fino alla vittoria del campionato di promozione con il Villaba quattro anni fa. Peccato per le ultime due stagioni segnate dal maledetto covid. Di tutte le stagioni sportive , ogni estate, estrapolo il meglio per iniziare con il giusto piglio la stagione successiva. Sono infatti concentrato sull’attuale stagione con la Boreale Don Orione. Mister Granieri ci sta guidando con un’impressionante capacità di gestione di tantissimi aspetti tattici, tecnici, organizzativi”.
Come ti senti fisicamente? Pensi di proseguire ancora per altri campionati?
“Ecco! Queste 400 partite di campionato sono la buona occasione per ringraziare il Signore per la salute che mi dona. Sapete quanto io tenga a non mancare ogni allenamento. Essere costantemente presenti all’allenamento vuol dire rispondere presenti quando si è chiamati in causa in partita. Costanza e presenza. Mi alleno e mi rapporto con gli ex allenatori dei portieri costantemente. Per migliorarmi e ascoltare le loro critiche, anche quando toste da accettare. Jankole, Palmieri, Angelucci, Gazzellone, Stazi, Fasoli. Sono per loro un tormento settimanale, per qualcuno giornaliero”.