Cesare Prandelli è scappato dall’Italia, alla prima occasione ha accettato la panchina turca del Galatasaray e ha lanciato bordate nei confronti del sistema calcio del nostro Paese, come un innamorato deluso da una storia importante.
Il mister Prandelli ha anche affermato di aver ricevuto lettere di minacce, di essersi dimesso perché non è tipo da chiedere la buonuscita. In effetti Prandelli, il giorno di Italia-Uruguay che ha sancito, ricordiamolo, la seconda eliminazione al primo turno della nostra nazionale ai mondiali di calcio, una cosa giusta è riuscita a farla: dimettersi.
Sì, perché non è possibile preparare un grande evento per due anni, questo il periodo che comprende le qualificazioni, e presentarsi all’appuntamento con la storia senza le idee chiare. In tre partite Prandelli è riuscito a cambiare schemi e uomini per tre volte. Segno di una grande confusione in testa.
Veniamo al capitolo più importante di questa brutta storia: le convocazioni. Prandelli ha ricevuto delle pressioni nella scelta dei giocatori: Cassano, tenuto a casa per due anni dopo gli Europei del 2012, è stato richiamato all’ultima ora per accontentare la piazza ma è risultato fin da subito un corpo estraneo alla vicenda. Quando è entrato non è riuscito a rendersi utile alla causa anche perché condizionato dal comportamento di compagni di squadra che lo hanno isolato fin da subito.
Su Mario Balotelli hanno puntato in molti e lui ha fallito, è vero. Contro l’Uruguay, però, doveva restare in campo lo stesso in quel secondo tempo, la sua sola presenza nella prima frazione aveva bloccato i centrali di Tabarez impedendo agli avversari di costruire gioco dalla difesa.
Chi è entrato al suo posto? Parolo, schierato anche fuori ruolo. Il mancato utilizzo di Alberto Aquilani, 30enne, ex di Roma, Liverpool, Juventus, Milan e oggi alla Fiorentina (scusate se è poco, ndr), è passato troppo sotto traccia. Insomma, non possiamo credere che Prandelli abbia agito da solo in questo sfascio di una Nazionale che si porta dietro un movimento sicuramente in difficoltà, ma in grado di esprimere uomini e calcio migliori di quanto visto in Brasile.
Perché non è stato convocato Alberto Gilardino, autore di gol importanti durante la convocazione? Anche in questo caso crediamo che Prandelli sia stato condizionato perché Gilardino, allenato a Firenze, è sempre stato un suo fedelissimo.
Queste dimissioni così veloci e la partenza repentina verso la Turchia hanno alimentato il sospetto di un Prandelli stanco delle influenze e delle pressioni e desideroso di staccare la spina dal calcio italiano.
Sicuramente il prossimo commissario tecnico italiano si troverà davanti agli stessi problemi di sempre; per vincere le partite e i Mondiali, però, sarà importante consultare di meno il codice etico, guardare più partite e magari dotarsi del coraggio delle proprie scelte, probabilmente creandosi qualche nemico all’interno dello staff ma costruendosi una credibilità maggiore nello spogliatoio.