Palestrina, il presidente Cristofari lascia per dedicarsi alla casa di Monte Livata?

Palestrina, il presidente Cristofari lascia per dedicarsi alla casa di Monte Livata?

Seconda puntata del nostro viaggio nel calcio della Valle dell’Aniene. Questa volta ci spostiamo a Palestrina, paese di 22mila abitanti e con una buona tradizione nel mondo del calcio. Gli ultimi capitoli sono legati ai finanziamenti messi sul piatto dal presidente Augusto Cristofari che nell’ultimo numero di AnioNews, il 29, ha espresso dubbi molto forti sul suo futuro. Il patron potrebbe lasciare, mettendo in pericolo il calcio a Palestrina. Il nuovo obiettivo del presidente? Rendere più bella la casa di Monte Livata. Ecco l’intervista integrale, a cura di Luigi Trombetta.

Presidente Augusto Cristofari, come è iniziata questa passione per il calcio?

“La passione per il calcio l’ho sempre avuta, perché essendo tifoso laziale andavo con mio padre e mio zio allo stadio a vedere le partite della Lazio e quindi mi sono innamorato di questo sport. Poi ad un certo punto della mia vita ho avuto la passione per il cavallo e quindi c’è stato un certo distacco con il calcio. Successivamente con le esperienze di mio figlio, prima con la Lodigiani, poi con la Roma ed infine con il Palermo, è tornata la passione per il calcio e ho intrapreso questa carriera da presidente che speriamo finisca presto. Adesso ho comprato una casetta a Monte Livata e parte una nuova sfida”.

Le stagioni in Serie D rappresentano il fiore all’occhiello per la società da lei guidata. Ci descriva come ha affrontato questo campionato, sia dal punto di vista tecnico che organizzativo. Ci dica anche quanto costa un campionato interregionale.

“Prima di me la Serie D a Palestrina è stata raggiunta da un grande presidente di nome Dino Viola, quando il percorso era molto più difficile e complicato di oggi. Comunque dopo la vittoria del campionato di Eccellenza a Palestrina abbiamo trascorso 11 anni con le tribune a porte chiuse per il pubblico e la politica non ha fatto nulla per risolvere questo problema. Eravamo come gli zingari della situazione, una volta giocavamo a Tivoli, una volta a Guidonia e una a San Cesareo, mai padroni del nostro stadio. Quindi in tutti questi anni da girovaghi i tifosi si sono persi. Quest’anno grazie a Dio con la nuova amministrazione è cambiata la situazione, anche se ci hanno messo qualche mese devo dire che siamo stati bravi perché ci hanno consentito di rigiocare a porte aperte a Palestrina. Purtroppo questo Covid ci ha impedito di far vedere la nostra squadra agli appassionati di calcio a Palestrina e dico la verità, avevamo allestito un buon team con calciatori importanti, proprio per tentare la scalata in Serie D. Comunque ci sono squadre attrezzate in questa categoria: anche se il pallone è rotondo e se sei ben organizzato e con l’esperienza acquisita in questi anni, potevamo giocarcela”.

Presidente ha sempre allestito prime squadre competitive: non pensa di dover investire e programmare anche nel settore giovanile come serbatoio per la prima squadra?

“Questa situazione è dovuta alla politica che non ha mai rivolto l’attenzione al Palestrina Calcio e così tutti i problemi dovevo risolverli di persona. E’ successo che i genitori in questi anni, non potendo accedere al campo a vedere i propri figli giocare, hanno preferito portarli in altre società. Quest’anno siamo rimasti senza squadre giovanili. Un elemento importante per attingere giocatori per la prima squadra. Noi negli anni passati abbiamo raggiunto traguardi importanti nel settore giovanile con la Juniores Nazionale e le squadre Allievi e Giovanissimi nelle categorie Elite, anche se le squadre di Roma sono più attrezzate perché hanno un altro bacino a disposizione”.

Con quale allenatore ha legato di più e l’ha soddisfatta sul profilo tecnico e quello del gioco?

“L’allenatore che più mi ha soddisfatto è stato Claudio Solimina perché è un uomo vero come me, dice quello che pensa. Anche perché poi ha vinto il campionato di Eccellenza e siamo arrivati in finale di Coppa Italia, competizione che ci hanno rubata. Altro allenatore bravo è Marco Ippoliti con il quale abbiamo vinto una Coppa Italia contro il Formia, quando eravamo in Promozione, battendo squadre importanti come il Gaeta ed il Terracina. Non ultimo Salvatore Cangiano”.

Dei tanti giocatori bravi che ha avuto e di quelli che ha visto, quale l’ha colpita maggiormente?

“La mia passione è stata sempre per l’Argentina quindi se devo dire qualche giocatore dico Juarez, Fabiano il “Puma”, Dario Cornacchione (con il quale ci sentiamo ancora) e Pirolozzi. Alessio Pralini è il giocatore che mi sento di aver allevato e con il quale sono rimasto legato”.

Ci descriva il direttore sportivo Maurizio Proietti.

“Maurizio Proietti è uno dei direttori sportivi più bravi e preparati del calcio dilettantistico. Anche lui una persona vera che conosce tutti i risvolti del calcio e lavora molto. A Palestrina ha fatto un ottimo lavoro anche se non è difficile farlo quando paghi tanto i calciatori. Però bisogna dare atto che una volta feci una squadra di fenomeni e per poco non retrocedevo a causa dell’inesperienza, avevo fatto una squadra di figurine. Invece con Maurizio abbiamo allestito una grande squadra ed il risultato c’è stato con la vittoria del campionato. E’ stato con me per anni”.

Progetti per il futuro?

“Andare a cavallo per Monte Livata. Credo che passerò la mano”.