Lo stadio della Roma a Tor di Valle, cronaca di un progetto finito male

Lo stadio della Roma a Tor di Valle, cronaca di un progetto finito male

Nove anni dopo la presentazione in grande stile, la Roma è costretta a dire addio al progetto “Tor di Valle” per il nuovo stadio. Ieri, venerdì 26 febbraio 2021, la parola fine con la pubblicazione della relazione semestrale del club datata 31 dicembre 2020.

La posizione ufficiale – “Il consiglio d’amministrazione, sulla base degli approfondimenti condotti, ha verificato che non sussistono più i presupposti per confermare l’interesse all’utilizzo dello stadio da realizzarsi nell’ambito dell’attuale progetto immobiliare relativo all’area Tor di Valle, essendo quest’ultimo progetto divenuto di impossibile esecuzione”, questa la posizione dell’As Roma. La decisione è stata presa “sulla base degli approfondimenti condotti da advisor finanziari, notarili e legali di primario standing, nonché alla luce delle ultime comunicazioni di Roma Capitale”. I vertici precisano che intendono comunque “investire in una squadra vincente che possa giocare in un nuovo stadio moderno ed efficiente” e confermano “l’intenzione di rafforzare il dialogo con l’amministrazione di Roma Capitale, la Regione Lazio, le Università di Roma e tutte le istituzioni sportive, per realizzare uno stadio verde, sostenibile ed integrato con il territorio, discutendo in modo costruttivo tutte le ipotesi, inclusa Tor di Valle, e valutando tutte le possibili iniziative a tutela degli interessi della società, di tutti i suoi azionisti e dei suoi tifosi”.

L’idea dello stadio – Il progetto, un sogno dell’ex presidente della Roma James Pallotta, nasce sotto l’amministrazione Marino nel 2012 con l’obiettivo di costruire un impianto di proprietà nel quale far giocare la prima squadra per farne crescere la competitività. Il 24 febbraio del 2017 sembra essere il giorno della svolta con la sindaca Virginia Raggi e l’ex vice presidente Baldissoni che annunciano fuori dal comune lo storico accordo grazie alla riduzione delle cubature per un progetto finalmente sposato anche dal Movimento Cinque Stelle.

La politica – Nel giro delle parole che fanno parte del circo della politica ecco la risposta dal Campidoglio: “Rassicuriamo i cittadini che le opere pubbliche previste per la zona di Tor di Valle come il potenziamento della ferrovia Roma-Lido e la realizzazione del Ponte dei Congressi verranno portate avanti dall’amministrazione capitolina”. Tutto c’è, tranne la fiducia dei cittadini. Carlo Calenda, leader di Azione e candidato sindaco di Roma, dichiara: “Lo stadio della Roma è un caso da manuale sul perché i 5 Stelle non devono governare. Fino a quando c’è Marino l’iter burocratico procede. Poi la Raggi cambia 12 volte idea e, dopo anni di pantano, la società rinuncia ad investire centinaia di milioni. Peccato per la città e per i tifosi”. Controcorrente l’Onorevole Roberto Morassut del Partito Democratico: “Se vi fosse stata a Roma, in questi dieci anni, una politica lucida e davvero capace di interpretare la città e le sue reali esigenze, quanto oggi accade a conclusione della vicenda Tor di Valle non sarebbe mai iniziato. Se non si fossero rincorse le sirene di un consenso fauto vezzeggiando illusoriamente e illudendo le tifoserie, migliaia di sportivi e la stessa As Roma, dicendo subito chiaramente che quel progetto non era sostenibile, ci saremmo risparmiati tanti problemi. Ora si proceda con un’operazione ragionevole di vera rigenerazione urbana attraverso il riuso del Flaminio e dell’Olimpico, per soddisfare le esigenze della Roma e della Lazio. E si punti su Tor Vergata per un impianto olimpionico di atletica leggera lasciando al campus universitario una grande struttura sportiva degna di ospitare Olimpiadi. La buona politica deve avere il coraggio di fare cose ragionevoli seppur coraggiose”.

Per Marino è colpa del Pd e dei 5Stelle – E Ignazio Marino che da sindaco di Roma Capitale si era impegnato per la realizzazione dello stadio? “Devo dire che la notizia mi rattrista moltissimo per una serie di ragioni. Per la città di Roma che deve rinunciare ad un progetto importante per il comportamento prima del Partito Democratico che allontanò la mia Giunta senza spiegarne i motivi e poi di un Movimento che era giunto al Governo gridando onestà e trasparenza e che purtroppo poi ha dovuto anche subire l’onta per se stesso e per Roma di un presidente del consiglio comunale in carica arrestato e poi rilasciato e speriamo che riesca a provare la sua innocenza. Sono accaduti una serie di eventi negli ultimi otto anni, cioè da quando definimmo con Pallotta e Giovanni Caudo (presidente del III Municipio di Roma ed ex assessore all’Urbanistica, ndr) l’accordo finale per la realizzazione. Ottenemmo che i costruttori investissero centinaia di milioni di euro per realizzare opere legate allo stadio come un nuovo ponte pedonale per la stazione Lf1 della Ferrovia Roma-Fiumicino, un ponte carrabile sul Tevere, il potenziamento della Roma-Lido con 16 treni ogni ora, il prolungamento della Metro B per far giungere la maggior parte degli spettatori allo stadio su rotaia. Tutto questo è stato cancellato dall’amministrazione successiva che ha rinegoziato un progetto con i costruttori tale da eliminare tutte le opere utili per gli abitanti. Nell’idea di questo nuovo progetto dello stadio si sarebbe dovuti andare incolonnati in moto o in auto invece che su rotaia con disagi enormi per i cittadini della zona, della Magliana, del Trullo, del Torrino e di Decima che così con il piano del Movimento Cinque Stelle avrebbero avuto gli ingorghi e nessun vantaggio”, così Marino raggiunto telefonicamente a Philadelphia.

Per la Lega è il fallimento della Giunta Raggi – Claudio Durigon, coordinatore della Lega e sottosegretario all’Economia, non ha dubbi: “La vicenda rappresenta il fallimento definitivo della Giunta Raggi che con la propria inconsistenza ha fatto naufragare ogni iniziativa e ogni progetto di rilancio della Capitale. D’altronde, la decrescita non è mai felice. Ma la Raggi è ormai il passato e dobbiamo pensare al futuro. Per questo la Lega è pronta a governare la Città Eterna puntando sullo sviluppo, sugli investimenti, sul lavoro. La Capitale può ripartire solo con un vero piano infrastrutturale. Lo stadio della Roma e lo stadio della Lazio, l’impiantistica sportiva in generale e poi il potenziamento delle linee della Metropolitana, il miglioramento delle vie consolari, i grandi assi viari interprovinciali. Si deve aprire una nuova stagione di grandi opere per il rilancio della Capitale”.